Siamo a secco di Prosecco

Attenzione al Prosecco, le bollicine potrebbero iniziare a valere oro. Sì, perché dopo il boom fatto registrare nel 2014 in termini di export (si parla di un aumento del 20 percento, per una cifra di circa 320 milioni di bottiglie vendute), il 2015 ha fatto segnare un calo sostanziale della produzione con conseguenze immediate sul prezzo delle esportazioni delle famigerate bollicine targate Conegliano-Valdobbiadene. Roberto Cremonese, export manager di Bisol, azienda vinicola storica che da metà del 1500 si occupa di Prosecco, ha affermato che «la vendemmia dello scorso anno è stata deludente, in alcune aree perfino in calo del 50 percento. C’è il rischio di una carenza globale e di un rialzo dei prezzi fino al 50 percento». Suona così quasi uno “spot” la cronometro del 98esimo Giro d’Italia che si è corsa sabato 23 maggio tra i vigneti di Valdobbiadene e chiusasi con Alberto Contador, leader della corsa rosa, intento a festeggiare il risultato con una bottiglia di Prosecco nostrano.
La crisi. Il Prosecco rischia così di vedere nuovamente ribaltato il suo ruolo rispetto allo Champagne, superato nelle esportazioni nel 2014, proprio a causa di uno dei motivi per cui il vino francese si è attestato tra i prodotti di nicchia: l’eccessivo prezzo. Il clima particolarmente ostile che si è abbattuto sul nostro Paese, tra continue precipitazioni e variazioni improvvise della temperatura, è la causa principale di una vendemmia che ha portato a risultati negativi. I dati pubblicati dagli enologi italiani prevedono che le scorte di bottiglie del 2014 andranno esaurite fra pochissimo (metà 2015 secondo le analisi di mercato). Oltre a un considerevole aumento dei prezzi, si potrebbe dunque assistere a notevoli difficoltà di rifornimento per i supermercati italiani e per tutti i negozi che richiedono annualmente grandi scorte di Prosecco. Per questo motivo, in tutta l’area veneta intorno a Valdobbiadene e anche a EXPO 2015, si susseguono eventi promozionali che promuovono il prodotto locale, ma con prezzi ben più alti del solito.
Spettri inglesi. Ma la beffa più atroce per i produttori nostrani potrebbe arrivare dalla Gran Bretagna, Paese dove si è riscontrata la crescita maggiore del mercato del Prosecco e che, contrariamente all’Italia, ha potuto beneficiare di un clima favorevole e un’ottima vendemmia. Con gli inglesi, infatti, si era aperto un contenzioso legato al fatto che i britannici avevano iniziato a servire il Prosecco alla spina, facendo infuriare gli italiani, in quanto quel modo snaturava completamente l’essenza della bevanda con le bollicine. Regioni come il Sussex, il Surrey, il Kent e la Cornovaglia hanno goduto di un clima ideale, aumentando esponenzialmente la loro produzione di vini sia fermi che frizzantini. Alla International Wine and Spirit Competition, rassegna internazionale che si tiene annualmente dal 1969 a Londra e dove “gareggiano” vini provenienti da circa 80 Paesi, ad essere premiato è stato un prodotto del Sussex, per il quale la giuria ha riconosciuto l’importanza del clima temperato della zona. Il produttore locale, Peter Gladwin, si è detto molto orgoglioso per la crescita che sta avendo il vino inglese, in quanto «è fantastico aggiungere ottimi vini fermi a quelli frizzanti che già avevamo». Insomma, la crescita della produzione inglese di vini rischia di danneggiare notevolmente uno dei principali mercati del Prosecco: un’altra grana da aggiungersi alla scarsa produzione a disposizione e all'aumento spropositato dei prezzi.