L'analisi della Cgil

La bassa formazione del capitale umano è il tallone d’Achille di Bergamo

Peracchi: «Debolezza che contraddistingue il nostro territorio da tempo. Un passo avanti la sperimentazione e la cabina di regia della Provincia»

La bassa formazione del capitale umano è il tallone d’Achille di Bergamo
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La bassa formazione del capitale umano è la debolezza del nostro territorio: in provincia di Bergamo, la percentuale di cittadini di età compresa tra i 25 e i 64 anni in possesso di almeno il diploma di scuola secondaria di II grado si attesta al 51,4 per cento, mentre la percentuale di laureati tra i 25 e i 39 anni è del 22,6 per cento (dati relativi al 2020). Si tratta di cifre che si collocano al di sotto della media lombarda (rispettivamente al 65,6 per cento, e al 33,2 per cento) e di quella nazionale (62,9 per cento, 28,3 per cento).

Lo riferiscono gli indicatori del Rapporto sul Benessere equo e sostenibile (Bes) elaborato dall’Istat e ripreso nell’ultimo report, curato dall’Istituto Ires Morosini, su commissione della Cgil di Bergamo. La partecipazione alla formazione continua nella nostra provincia risulta la più bassa in assoluto in Lombardia, pari a 4,9 lavoratori ogni 100 addetti nel 2020, rispetto ai 7,9 ogni 100 a livello regionale, inferiore anche al valore nazionale (7,2 ogni 100 addetti).

Sul fenomeno è intervenuto Gianni Peracchi, segretario generale della Cgil di Bergamo: «Sembrano confermarsi ancora una volta le difficoltà delle aziende nel reperire personale professionalizzato nella nostra provincia. Abbiamo recentemente sottolineato come, pur in una situazione di crisi determinata dal conflitto russo-ucraino che sta frenando vistosamente la ripresa post-pandemia, sia necessario continuare a sostenere lo sviluppo socioeconomico, partendo dal lavoro, anche nel nostro comprensorio. Se anche le priorità contingenti sono altre (emergenza prezzi, solidarietà ai profughi, caro energetico), la qualificazione e il riconoscimento del lavoro, del lavoro di qualità, devono rimanere centrali ad ogni livello».

«Abbiamo da sempre sostenuto - ha continuato Peracchi - che un sistema manifatturiero all’avanguardia come quello bergamasco non poteva perdere posizioni ulteriori rispetto ad un dato di debolezza che da tempo lo contraddistingue: quello della formazione e del capitale umano. Purtroppo questa debolezza viene confermata anche dall’ultima analisi congiunturale sull’economia italiana e bergamasca».

C’è anche però una novità positiva, secondo Peracchi, in quanto la Provincia ha riattivato e rinvigorito una struttura specifica incentrata sull’incontro tra domanda e offerta delle competenze, sull’intreccio scuola-aziende e sulla capacità di adeguarsi alle modifiche strutturali delle produzioni, dovute a robotizzazione e digitalizzazione. La decisione di sperimentare per primi il progetto nazionale per la "Garanzia di occupabilità dei lavoratori (Gol)", il cospicuo potenziamento degli organici per le politiche attive del lavoro e i nuovi assetti politici dell’ente territoriale sono stati l’occasione per un rilancio. L’8 aprile scorso si è insediata una Cabina di regia larga, che dovrà ora declinare i suoi indirizzi generali in decisioni pratiche e concrete. Ad essa partecipano tutti gli attori istituzionali e le rappresentanze sociali del territorio. Sindacati, Università, Ccia, associazioni datoriali, terzo settore, ecc...

«Può essere davvero il luogo giusto, la sede in cui provare a coordinare le diverse politiche già messe in campo, nel pieno rispetto delle attribuzioni e del ruolo di ogni attore istituzionale e sociale, valorizzando quanto elaborato nei tavoli Ocse, e mettere in campo azioni concrete volte a sanare il gap formativo e di capitale umano del nostro territorio. Come Cgil daremo con convinzione il nostro contributo», ha concluso il segretario.

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