Commovente riconoscenza

«Grazie per avermi salvato il braccio, e la vita. Più che medicina, è stato un miracolo»

Yohanet Guevara sottoposta a un delicatissimo intervento dopo un incidente stradale: «Il dottor Maggi e i suoi colleghi del Papa Giovanni non hanno mai smesso di darmi speranza»

«Grazie per avermi salvato il braccio, e la vita. Più che medicina, è stato un miracolo»
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di Matteo Rizzi

«Un miracolo»: così definisce la sua vicenda Yohanet Guevara, donna di origine cubana residente a Chiavenna, in provincia di Sondrio, a due passi dal confine con la Svizzera. In seguito a un terribile incidente stradale la signora Guevara è stata trasportata in elicottero dalla Valtellina all’ospedale Papa Giovanni di Bergamo, nel reparto Ortopedia e Traumatologia. «Le condizioni del mio avambraccio sembravano da subito molto critiche - racconta Yohanet  - e rischiavo l’amputazione, si era staccato tutto l’avambraccio. Io ero disperata perché le condizioni in cui ero arrivata erano davvero drammatiche e avevo pochissime speranze di riavere il mio braccio. Stavo già immaginandomi una vita senza l’arto».

Nonostante la situazione gravissima, il dottor Roberto Maggi, primario del reparto interessato, affiancato dal suo staff, ha deciso fin da subito di fare ogni tentativo possibile per il reimpianto dell’arto: «Non hanno smesso un secondo di darmi speranza - ha spiegato Yohanet - ed è una cosa molto importante per una persona ridotta nel mio stato dopo un incidente così grave».

In oltre tre mesi, di cui uno trascorso interamente in ospedale, Yohanet ha subito diversi interventi molto complessi per recuperare il braccio, e alla fine l’intera procedura ha avuto successo: «Ora posso finalmente dire che utilizzo il mio braccio quasi perfettamente, riesco a chiudere le mani e utilizzarle e riesco a fare tutte le cose quotidiane che facevo prima dell’incidente».

Una storia a lieto fine, che lascia dietro di sé un enorme spavento e un’esperienza traumatica da un lato, ma anche e soprattutto tanta gratitudine da parte di Yohanet e dei suoi famigliari nei confronti dell’ospedale di Bergamo e nello specifico dei medici che hanno seguito il caso: «Nel corso della propria vita - racconta Johanet - può capitare di dover affidare se stessi alle cure di un medico. Vorrei ringraziare il dottor Maggi per quello che ha fatto per me. Le parole non riusciranno mai a rendere il grado di riconoscenza che nutro per lui: grazie di cuore per la professionalità, per la sua presenza, per la dolcezza e per il costante supporto durante tutti questi mesi. L’aiuto che mi ha dato è stato inestimabile. Non conosco i dettagli tecnici dell’operazione, ma dal mio punto di vista questa è più che medicina, è stato un vero miracolo».

A spiegare i dettagli del complesso intervento che ha restituito a Yohanet il pieno utilizzo del braccio è lo stesso dottor Maggi: «A fine gennaio Yohanet è giunta all’ospedale Papa Giovanni trasportata dal 118 per una subamputazione dell’arto superiore sinistro. Abbiamo realizzato una stabilizzazione temporanea con fissatore e una pulizia da detriti provenienti dall’esterno. Quindi, dopo un periodo di circa un mese in cui abbiamo valutato la vitalità dell’arto, abbiamo proceduto con la ricostruzione ossea, tendinea e cutanea in tappe successive, terminate pochi giorni fa». (...)

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