Alà, cór!

Donne che corrono ai tempi del cat calling (e che sanno rispondere con ironia)

I complimenti pesanti sono pesanti, s’accordo, ma lo sono nella fattispecie: facciamo attenzione a non perdere di vista il buonsenso

Donne che corrono ai tempi del cat calling (e che sanno rispondere con ironia)
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Di Marco Oldrati

È stato l’argomento delle scorse settimane e l’abbiamo evitato per semplice pudore, perché non siamo d’accordo né con chi “va oltre” con i commenti alle donne che corrono né con chi si offende aprioristicamente. E non siamo d’accordo, anzi, non sono d’accordo (e togliamolo ‘sto plurale maiestatis!) per un motivo autobiografico, ma che credo sia in comune con l’autobiografia di migliaia, milioni di corridori. Le donne che corrono, le donne con cui ho l’onore di correre (e sottolineo la parola onore) hanno una dignità, un’eleganza, una simpatia e un’autoironia che è spettacolare e “normale” allo stesso tempo. E non hanno bisogno di essere difese da una legge o da una petizione su change.org per affermare il loro diritto ad esibire la loro forza e la loro grazia correndo.

Sapete perché lo dico con tanta sicumera? Perché la corsa forse più di qualsiasi altro sport è l’ambiente più promiscuo e intrigante che ci sia, con uomini che si trovano a rincorrere donne che vanno più forte di loro, uomini che corrono allo stesso passo di donne con le quali intrecciano conversazioni, uomini che aiutano donne a correre e ne vengono ricompensati con sorrisi di soddisfazione che poche altre volte ho visto nella vita.

Certo, i complimenti pesanti sono pesanti, ma lo sono nella fattispecie, farne un problema sociale è sicuramente opportuno, ma facciamo attenzione a non perdere di vista una cosa che nessuno mai potrà negare: per una Aurora Ramazzotti che si offende io ho avuto il piacere, la sorpresa e l’onore di vedere donne rispondere con uguale ironia e rimettere la palla al centro, come se la partita fosse fra uguali e non fra uomini aggressivi e donne indifese.

Proprio pochi giorni fa ho incrociato un mio coetaneo che era seguito da tre donne più giovani di lui e alla mia battuta “non va bene un uomo con tre donne” le sue accompagnatrici mi hanno guardato sorridendo e rispondendo con un “seeee” che chiudeva il discorso, lo lasciava cadere con la leggerezza che ha il correre insieme senza altro scopo che stare in compagnia, in amicizia.

Vogliamo discutere di abbigliamento? Certo, un tempo eravamo tutti più castigati, i pantaloncini non erano aderenti e le magliette di cotone non mettevano affatto in evidenza piacevoli profili femminili, ma negare la bellezza nascondendola fra mormorii e false remore non è forse peggio che fare un complimento sereno e allegro? E poi, sia consentito dirlo, c’è una forma che va oltre il dizionario, c’è un sorriso, un senso di complicità e di condivisione che ridimensiona la percentuale di patologia contenuta nel fare un commento.

Ne volete una prova? Guardate l’immagine che accompagna questo articolo: qualche giorno fa l’ho “rubata” e l’ho pubblicata sulla mia bacheca FaceBook, con un commento: “Quattro donne, quattro persone, quattro madri, quattro runner. La grande bellezza”. Gli apprezzamenti non sono arrivati solo da maschi, anzi, prima ancora sono arrivati da donne, da altre donne che si sono sentite valorizzate, stimate, comprese in un apprezzamento forte verso la loro femminilità.

E allora che cosa fa la differenza? La differenza la fa ognuno di noi, di noi maschi che dobbiamo imparare qual è il limite e scusarci con serenità quando lo superiamo, di loro donne che possono imparare a gradire uno sguardo e a rimettere al proprio posto un eccesso di toni. Lo dico perché io stesso ogni giorno, ogni volta che corro mi trovo a dire la cosa giusta e poco dopo quella sbagliata, per cui non mi ergo a censore, ma mi metto dalla parte degli imputati, anzi, degli imputabili, ma confesso con eguale fermezza che le donne più intelligenti con cui ho corso sono quelle che vivono la complicità con tranquillità, che amano il rispetto, ma trovano il modo di godersi un complimento che viene da un amico o anche da uno sconosciuto, ma che ha il suo contesto e il suo stile.

Questo è un invito ad usare la testa oltre che le gambe quando corriamo: la testa per goderci il bello dell’umanità che ci circonda, un bello che è femminile e anche maschile, perché - sappiatelo - andare a correre con delle donne e incrociare qualche uomo che corre e che ha un aspetto interessante è l’occasione per scoprire che anche le donne fanno apprezzamenti e che qualche volta dovremmo pensare che la parità fra i sessi è proprio questo, la capacità di guardarsi e cogliere la bellezza senza aggressività, ma anche con sincerità.

Perché tanto una donna quanto un uomo che corre sono una bellezza da vedere, se non altro per la voglia di vivere che esprimono. Come le quattro donne che vedete nella foto.

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