l'inchiesta

Chiusura e riapertura dell'ospedale di Alzano: due persone iscritte nel registro degli indagati

Le ipotesi di reato sono di epidemia e di omicidio colposo. Al momento non si conosce l'identità delle persone

Chiusura e riapertura dell'ospedale di Alzano: due persone iscritte nel registro degli indagati
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Ci sarebbero almeno due indagati nell’ambito dell’inchiesta della procura di Bergamo sulla gestione del pronto soccorso dell’ospedale di Alzano Lombardo lo scorso 23 febbraio, quando fu chiuso e riaperto nel giro di tre ore. La notizia è stata data da Corriere Bergamo, che riporta anche che l’identità delle due persone, al momento, resta top secret e che nessun dirigente o medico con ruoli di direzione dell’Asst Bergamo Est (competente ad Alzano) avrebbe ricevuto al momento avvisi di garanzia. Le ipotesi di reato formulate dai magistrati bergamaschi sono quelle di epidemia e di omicidio colposo.

Ad aprile i Nas avevano acquisito le cartelle cliniche dei pazienti contagiati e poi deceduti nella struttura alla fine di febbraio, oltre ad ulteriori documenti utili per chiarire i contorni della vicenda. La procura di Bergamo, quindi, aveva sentito in qualità di persone informate sui fatti l’ex direttore generale al Welfare della Regione Luigi Cajazzo, il direttore generale dell’Asst Bergamo Est Francesco Locati e il direttore sanitario Roberto Cosentina, che avevano spiegato come la scelta di tenere aperto il pronto soccorso fosse stata presa d’accordo con Regione Lombardia, per far fronte all’epidemia in atto.

Nei giorni scorsi, il pool di magistrati, nel tentativo di chiarire anche il perché non sia stata istituita la zona rossa in Val Seriana, hanno ascoltato come teste il presidente regionale Attilio Fontana, l’assessore al welfare Giulio Gallera e, in trasferta a Palazzo Chigi, il presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro, il premier Giuseppe Conte e i ministri Roberto Speranza (salute) e Luciana Lamorgese (interno). I filoni d'indagine, però, al momento restano separati.

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