Patrimonio di Bergamo?

Basta rattoppi, per la manutenzione delle Mura serve un grande investimento

Il Comune costretto ogni volta a cercare fondi per il restauro di una parte che cede o è preda di piante infestanti. Rendiamole fruibili una volta per tutte

Basta rattoppi, per la manutenzione delle Mura serve un grande investimento
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di Wainer Preda

Ho fatto un sogno. Quello in cui non ero costretto a raccontare per l’ennesima volta di cedimenti sulle Mura, bastioni malconci e fortificazioni barcollanti, di fameliche presenze arboree, di soldi che ci sono per tutto tranne per quel che serve. E in cui, invece, c’era una città che voleva investire sul suo futuro, dopo che su di lei aveva scommesso anche l’Unesco.

Poi la cronaca riporta all'amara realtà. Dice che il Comune di Bergamo nel 2022 sarà costretto ad andare alla ricerca dei fondi necessari per completare il restauro delle Mura nord. Quelle del baluardo di San Pietro. Zona Porta San Lorenzo, per intenderci. Poco visibili, ma non per questo di minor pregio. Spesso preda di vegetazione vorace e radici che crescono fra le pietre, destabilizzandole. Sul tratto si lavora da mesi. Operazioni di ripulitura e messa in sicurezza. Ponteggi, impalcature. Ricostruzione. Rafforzamento. Costo dell’intervento: 350 mila euro, ma sanno già che non basteranno. Perché lavorare sulle Mura è un po’ come versare acqua in un vaso bucato. Il Comune stanzia fondi, anche consistenti. Ma che non bastano mai, perché ogni volta siamo punto e accapo. A togliere sterpaglie, consolidare, risistemare quel che era stato tolto, consolidato e risistemato solo sei mesi prima. E quando finisci di là, sei già in ritardo di qui. In un inseguimento perenne, che prende i connotati della farsa.

Intendiamoci, ben vengano i fondi per la manutenzione. E ai volontari di Orobicambiente andrebbe fatto un monumento per la quantità di denaro che fanno risparmiare alle casse pubbliche. Per ripulire le Mura ci mettono anima e corpo. Fatica e sudore. Olio di gomito. Rischiano la pelle. Sulla parete, con le braccia segnate dai rovi e dai morsi dei ragni. Sperando che i prossimi ad affacciarsi non siano topi. Sterpaglia dopo sterpaglia, guanti, spazzole, tronchesi e motoseghe. E poi ai piedi della fortificazione. A sistemare le vie d’accesso e ripulire la pattumiera lanciata da là sopra. Bottiglie di ogni genere e cinquanta quintali di schifezze l’anno.

Eppure le nostre Mura meriterebbero decisioni degne della loro bellezza. Guardatele. Sei chilometri di fortificazioni. Alte fino a cinquanta metri. Mastodontiche. Maestose. Inespugnabili. Quattordici baluardi, due piattaforme, trentadue garitte, cento bocche da fuoco. E poi due forti, quattro porte monumentali, un arsenale alla Rocca, due polveriere, una miriade di sortite, vani sotterranei, passaggi e cunicoli. Insomma, un capolavoro assoluto d’ingegneria militare. Capace di sopravvivere per seicento anni a invasioni, guerre, terremoti e scossoni e persino due conflitti mondiali.

Ora, la domanda che sorge spontanea quanto la vegetazione sui bastioni è: per la Bergamo del 2022, le Mura sono una risorsa o un debito? Un dubbio amletico, un po’ provocazione, che in altri tempi sarebbe valso un dibattito pubblico e la mobilitazione di mezza città. E invece no. Di fronte a questo ben di Dio storico e architettonico, che farebbe la fortuna turistica ed economica di qualunque Paese, siamo di continuo a rincorrere il cedimento di qui, le sterpaglie di là.

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