L'amministratore delegato

Super Lega, parla Luca Percassi: «Era sbagliata nei principi, ma tutti possono sbagliare»

Il numero due atalantino ha spiegato la posizione della società su quanto accaduto e ha escluso una "guerra" con Inter, Milan e soprattutto Juve. Su Andrea Agnelli, poi...

Super Lega, parla Luca Percassi: «Era sbagliata nei principi, ma tutti possono sbagliare»
Pubblicato:
Aggiornato:

di Fabio Gennari

Importante fuori programma a Zingonia prima della conferenza stampa di Gian Piero Gasperini in vista della sfida di Roma contro i giallorossi. Nella sala conferenze del centro Bortolotti ha preso la parola Luca Percassi, amministratore delegato della società orobica. Il numero due dei nerazzurri ha espresso concetti importanti, prima con una dichiarazione spontanea e poi rispondendo alle domande dei giornalisti. Ovviamente, al centro di tutto c'è stato il caso della Super Lega.

«Come Atalanta - ha detto Percassi - riteniamo che i valori della meritocrazia siano le fondamenta democratiche dello sport e del calcio in particolare. Il sogno di un club e dei suoi tifosi dev’essere sostenuto da basi solide, etiche ed economiche. Le recenti parole del presidente Uefa Alexsander Ceferin certificano il lavoro della nostra società: “Le competizioni Uefa hanno bisogno di storie come Atalanta, Celtic, Rangers e Galatasaray. Abbiamo bisogno di questi club, la gente deve sapere che tutto è possibile e che tutti hanno un’occasione di vincere. I grandi club di oggi non sempre lo sono stati e non c’è garanzia che sempre lo saranno. Il calcio è dinamico e imprevedibile, queste cose lo rendono tanto bello”. Queste parole non sono per l’Atalanta un punto di arrivo ma uno stimolo per condividere valori morali, etici ed economici. L’Atalanta, nel rispetto dei valori storici che ciascun club ha, ritiene di dover sostenere concetti meritocratici e solidali. Il sogno deve rimanere vivo, questo è il concetto che vogliamo esprimere».

Dottor Percassi, è vero che volevate l’espulsione immediata di Inter, Milan e Juventus?

«No, è una falsità assoluta come tante se ne scrivono e se ne leggono. L’Atalanta non si è mai espressa così ma lo ha fatto per aderire al comunicato Uefa con cui eravamo assolutamente d’accordo. Impensabile un ragionamento di quel tipo: Milan, Inter e Juventus sono società importanti del nostro calcio, tutti assieme, e ognuno con le sue caratteristiche, devono far parte della A».

Quello che è successo può essere utile per migliorare?

«Sicuramente è un’occasione utile, da uno scossone simile dobbiamo cercare di raccogliere delle opportunità. Non tanto in ambito Uefa, siamo lì per imparare. Ma nel calcio italiano credo che possiamo fare qualcosa anche noi. Purtroppo, da quello che io sto vivendo, nelle sedi opportune non parliamo mai di calcio. Né in assemblea e nemmeno nei consigli Lega. Parliamo solo ad esempio dei fondi che abbiamo sempre osteggiato, fin dall’inizio: quando abbiamo visto il documento con i termini, dal nostro punto di vista, era una vergogna assoluta. Ci sarà modo di approfondire i dettagli della vicenda, perché di questa cosa si legge e si sente poco, ma io ho letto fino in fondo tutta la documentazione. Noi vogliamo parlare di calcio e non di altro, è un sentimento di molte società. Purtroppo in assemblea questo argomento è mancante».

Su cosa di può intervenire?

«Noi siamo cresciuti grazie alle competizioni europee, questo ha è permesso di acquisire esperienza. Lunedì si è approvata la riforma di Champions League, Europa League e Conference League a partire dal 2024. Sono processi lunghi, oggetto di mediazione di chi è nella Uefa. Il calcio è di tutti e non appartiene all’uno o all’altro, qualunque modifica che tocca l’ambito europeo ha bisogno di processi lunghi. Già la modifica delle Champions League, passata quasi inosservata, comporta riflessioni anche in ambito nazionale».

Pensa che ci sia la possibilità che Inter, Milan e Juventus possano andare incontro a delle penalizzazioni?

«Onestamente non mi sono posto il problema, non saprei rispondere. Sbagliare è umano, è evidente l’errore che è stato fatto, ma mi sembra che stiano tornando sui loro passi. Credo anche che la Serie A per essere competitiva ha bisogno di tutti perché il calcio è un fenomeno in cui ogni città dev’essere potenzialmente rappresentata. La piccola, media o grande realtà possono starci, tutti meritano rispetto».

Si aspetta le dimissioni di Agnelli da presidente della Juventus? Ne parlano anche i tifosi bianconeri.

«Secondo me non si dimette, ma è una domanda complicata. All’interno di un percorso ognuno è libero di comportarsi come crede ma non posso giudicare come un presidente fa. Ribadisco che c’è bisogno di tutti e dell’esperienza di tutti».

Quello che è successo può avere qualche strascico?

«Ho visto aspetti positivi di uno scossone che fortunatamente è rientrato. Il calcio è dei tifosi, questo è l’elemento principale. Da più di un anno sono lontani, bisogna far di tutto perché si parli di calcio».

Che ne pensa del comportamento di Agnelli? Fece anche delle dichiarazioni poco simpatiche quando disse che l’Atalanta non meritava di stare in Champions…

«Quando uscì quella dichiarazione chiamò mio papà e si scusò. Voleva esprimere un altro concetto e dire che le grandi società che sono abituate a competere in determinate competizioni possono avere più bisogno di una stabilità finanziaria che l’accesso a questo tipo di competizioni ti porta. La Super Lega è sbagliata nei principi, lo sport è meritocratico. Lui, come tutti in Europa, ha rispetto del nostro progetto e di quello che stiamo cercando di fare».

A margine della successiva conferenza di presentazione del rinnovo della partnership con Brembo per il settore giovanile, il numero due della società orobica ha parlato anche del bilancio 2020, che ha svelato un'altra crescita importante dei nerazzurri sul piano economico: «Avremo l'assemblea azionisti venerdì in cui verrà approvato. Senza dubbio si tratta di un risultato significativo che rappresenta la nostra crescita. Abbiamo sempre fatto quello che potevamo fare, i passi corretti. La crescita ci ha permesso di investire molto sulla squadra e sulla società, nello stadio e nel settore giovanile, perché pensiamo che questo sia il modo migliore per gestire bene la società. I risultati del 2020 sono però ormai passati, per continuare a farne di positivi sia in campo che fuori bisogna lavorare forte 24 ore su 24 e riuscirci mantenendo sempre l'equilibrio è ancora più complicato».

Seguici sui nostri canali