Ddibattito in corso

Il Papa Giovanni azienda ospedaliera? Per Violi (M5S) ha tutta l'aria di una presa in giro

L'assessorato regionale ha detto che non è una priorità e l'anno prossimo ci sono le elezioni. «Non sanno come far funzionare Case e Ospedali di Comunità»

Il Papa Giovanni azienda ospedaliera? Per Violi (M5S) ha tutta l'aria di una presa in giro
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di Luigi de Martino

La direzione generale Welfare della Regione ha tagliato corto: discutete pure quanto volete, ma le aziende ospedaliere oggi non sono una priorità. Punto e stop. Hanno altro a cui pensare a Palazzo Lombardia, settore sanità, e cioè alle Case e agli Ospedali di comunità, per i quali ci sono i fondi del Pnrr da spendere in fretta. Visto la modalità sbrigativa della comunicazione, affidata a una breve nota anonima (neanche l’onore delle armi, l’assessore Moratti dov’è?), rivendicare un posto in prima classe per il Papa Giovanni e per altri grandi ospedali lombardi ora è uno sforzo inutile. Se ne riparlerà, non si sa quando - l’anno prossimo ci sono le elezioni nazionali e regionali -, non si sa come.

Un consigliere regionale che per mesi ha combattuto in aula quelle che riteneva le storture della nuova riforma sanitaria è Dario Violi, esponente di punta del Movimento 5 Stelle, un oppositore dell’amministrazione Fontana, stimato perché parla chiaro e sa di che cosa parla.

Violi, il Papa Giovanni azienda ospedaliera non è una priorità.

«Bisognerebbe capire quali sono le priorità per la Regione. Hanno varato una legge dopo mesi di discussione, ma adesso non hanno le idee chiare su come metterla in pratica».

In che senso?

«Le Case della Comunità le stanno prevedendo, ma in modo non omogeneo, lasciando scoperti interi territori; gli ospedali li trattano tutti allo stesso modo, quando in qualsiasi Paese esistono ospedali ad alta specializzazione e strutture al servizio del territorio».

La priorità è la rete di strutture sanitarie e sociosanitarie di prossimità, Case e Ospedali di Comunità.

«Vada a vedere la cartina della Bergamasca: ci sono aree come quella di Romano, la Val Cavallina, l’alto Sebino e un pezzo di Val Seriana dove i servizi sanitari di bassa intensità sono quasi dimenticati e le Case di Comunità non sono previste. E c’è pure un rischio in più».

Quale?

«Che le Case e gli Ospedali di Comunità non funzionino. Per non perdere i soldi del Pnrr ci si sta preoccupando di costruire o di ristrutturare, ossia di fare edilizia sanitaria, ma senza alcuna programmazione. Oggi non sappiamo ancora che servizi ci saranno nelle Case di Comunità. Si dice che i medici di base, oltre al proprio studio, metteranno a disposizione il 15 per cento del loro impegno settimanale per essere presenti. Ma se io sono un anziano e nel mio paese c’è il medico di base, mentre la Casa della Comunità è a dieci chilometri di distanza, continuerò ad andare nel suo studio. Si spendono milioni di euro per ristrutturare degli ambulatori senza sapere che cosa ci si mette dentro. E che ruolo avranno gli infermieri? I servizi sociali e socio-assistenziali saranno integrati? La verità è che è manca una programmazione».

E gli ospedali di Comunità?

«I pochi che sono previsti non si trovano nelle aree scoperte, ma sono collocati in Comuni dell’hinterland a tre chilometri di distanza dalle strutture ospedaliere. Ma allora che cosa li facciamo a fare?». (...)

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