La rabbia e l'esasperazione degli ex pazienti oncologici in Bergamasca (e non solo)
Molti ci hanno scritto per raccontare le loro difficoltà nel fissare esami di controllo nel pubblico e i costi spropositati del privato
di Marta Belotti
Pubblico o privato? Questo è il dilemma. O forse no, perché nel pubblico i tempi di attesa per esami e operazioni sono lunghissimi, ma nel privato i costi non sono alla portata di tutti. La situazione è tale che, anche in Bergamasca, diversi ex pazienti oncologici sono in difficoltà: necessiterebbero di controlli medici costanti e in tempi “stretti”, ma il pubblico non li assicura, così sono costretti a ricorrere al privato, a patto che la spesa sia sostenibile.
È quanto emerso dalla testimonianza di Elisabetta, riportata sul nostro giornale nello scorso numero, quello del 26 aprile. In seguito alla pubblicazione, ci ha scritto un altro ex paziente oncologico, il quale però le visite in privato proprio non se le può permettere. E così ha deciso di rinunciare a quella dermatologica.
L’uomo racconta: «Vivo a Bergamo da venti anni. Durante il Covid ho scoperto di avere un linfoma follicolare e sono stato curato dall’ospedale Papa Giovanni di Bergamo in modo ottimo, soprattutto dal reparto ematologico. Finché sono stato seguito da loro, non ho mai avuto nessun problema: prima di effettuare le chemio il dottore mi prenotava gli appuntamenti e gli esami strutturali successivi (tac ed eco addome completo, oltre agli esami del sangue). Dal terzo anno, come da protocollo, sono passato al mio medico curante e qui è iniziata la caccia al tesoro».
Dall’eccellenza all’inefficienza
In poche parole, tutto bene finché si è nella fase più critica della malattia e fino a quando si è seguiti da una struttura ospedaliera. Quando però si passa al sistema sanitario territoriale, l’eccellenza bergamasca si trasforma ben presto in inefficienza.
«Gli esami strumentali, prima degli otto o anche dieci mesi di attesa, non li trovi. O meglio, li trovi solo nel privato - continua l’ex paziente oncologico nella sua lettera -. È da oltre un anno che dovrei fare un controllo dermatologico per la mappatura dei nei, ma mi sono arreso e non lo faccio più. È vergognoso trovare disponibilità nello stesso giorno in privato e dopo non meno di dieci mesi con prescrizione medica».
Poi va al nocciolo della questione: «Nel pubblico devi aspettare mesi, ma fare una visita nel privato costa un rene. Una famiglia con reddito basso non può permettersi cure del genere, soprattutto dopo un tumore che ti impone controlli ogni sei mesi».
Tante storie, stesso problema
Questa situazione non è isolata. Silvana, un’altra paziente, conferma: «Pure io, nel 2019, ho avuto un tumore per un neo. All’inizio visite ed esami venivano fatte con regolarità. Poi, a settembre 2023 (...)
Penso sia una vergogna. Io stessa ho rinunciato a delle visite agli occhi, è dal endocrinologo, non riesco a prendere un appuntamento. È mai possibile che nel 2024 dobbiamo essere in questa situazione!
Cinque anni in lista d'attesa all' ospedale di Treviglio per un intervento alla prostata. Mi dicono "causa COVID"...il COVID l'ho sfangato Ma il tumore alla prostata dopo cinque anni dove sarà arrivato?
Abito in provincia di Bergamo e da più di un mese un medico assl si è dimesso e a tutt'oggi ci sono mille e più pazienti senza un medico di base .certo puoi rivolgerti in farmacia che cercano in zona un medico ma secondo voi questa è la soluzione? Ogni volta un medico diverso che non ti conosce . Il sig Bertolaso che dice? Certo che gli attuali politici sono stati votati ma che delusione ! E la sigra Moratti che in campagna elettorarle si faceva fotografare alle inaugurazioni delle case della comunità che fine ha fatto? Vergogna ! Vergogna!
Solo tanta vergogna
Mio marito e morto di Melanoma a 53 anni,ha lasciato me e le nostre 3 figlie..sembrava andasse bene è stata per tutti una lotta durata 5anni e quindi si pensava fosse passato a rieccolo al cervello.Bene li io da donna Mamma e moglie credetemi non sapevo più che fare,da lì in po' tutto era inutile,l'hanno lasciato a quello che lo aspettava la morte.Ricoverato nel reparto di medicina al Papa Giovanni Bergamo ,nemmeno in Oncologia,quando sei alla fine non ti caga più nessuno ,legato al letto ad aspettare che tutti gli altri finissero di mangiare e una inserviente potesse imboccarlo ,sporco e non lavato ,dopo il lavoro arrivavo io nel pomeriggio per lavarlo e farle mangiare un gelato,e slegarlo dal letto.Vergogna .Non dico sarebbe sopravvissuto,ma dico che nei precedenti mesi quando accusava sbalzi di umori mal di testa poca voglia di alzarsi l,,'oncologa lo doveva ricoverare e farle più accertamenti,per tre mesi abbiamo girato la Lombardia come dei pazzi nessuno ci ha aiutato esami a destra e sinistra con un malato oncologo conclamato.Che mondo di merda.Bene in tutto questo posso solo rigraziate l'Ospis di Piazza Brebana INFERMIERI persone umane,grazie perché quando siamo arriavati li ,io mi sono sentita di nuovo una persona e mio marito è stato accompagnato alla morte in modo amorevole edignitoso ,grazie alle persone che lavorano li .Grazie di cuore Piazza Brembana❤️