il dovere del ricordo e del ringraziamento

Il ricordo quotidiano del Patronato San Vincenzo per le vittime del Coronavirus

Il ricordo quotidiano del Patronato San Vincenzo per le vittime del Coronavirus
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Da oggi, giovedì 11 giugno, fino alla fine dell’anno sul blog e sulla pagina Facebook del Patronato San Vincenzo verrà ricordata una delle persone decedute a causa del Coronavirus.

https://www.facebook.com/patronato.sv/posts/1681813218626688

«La nostra Bergamo nell’emergenza ha segnato il record poco invidiabile di 6.238 morti, dal 20 febbraio al 31 marzo 2020 – si legge nel messaggio pubblicato dal Patronato -. Loro sono scomparsi, ma la loro preziosa eredità di vita e di bene non può essere rimossa né dimenticata».

Il nome scelto per il progetto, ossia “Il dovere del ricordo e del ringraziamento”, basta a spiegare il profondo significato dell’iniziativa, per non dimenticare le migliaia di persone decedute lontano dai propri cari. Per questa regione il Patronato invita i suoi lettori a segnalare i cari scomparsi, inviando la foto, qualche dato e un personale ricordo.

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Tra le vittime che il Patronato San Vincenzo ricorda vi è Yaye Mai Diouf, 31 anni. Originaria del Senegal, sposata con Douda Timera e mamma di un bimbo di due anni, abitava a Pontida e lavorava come operaia alla Freni Brembo di Curno. A Yaye (incinta del secondo figlio) non è stato fatto il tampone, ma tutto fa pensare che sia morta a causa del Covid. È la vittima più giovane della Bergamasca.

Scorrendo la bacheca si incontra poi il ricordo di don Battista Mignani, nato a Vertova il 14 aprile del 1945 e ordinato prete il 24 giugno del 1972. Vicario parrocchiale di Leffe dal 2015, don Battista è morto il 21 marzo. «In gioventù don Battista aveva lavorato come prete operaio e fu sempre attento al mondo del lavoro. Nelle parrocchie della Val di Scalve e a Leffe è rimasto un mito per la sua capacità di contatti umani: tutti ne ricordano l’energia, l’originale spiritualità e l’attenzione ai ragazzi, cui regalava sorrisi e trovate. Don Battista è stato una scossa di bene, un carattere buono e un grande lavoratore per tutti e nei cuori di tutti ne rimarrà il ricordo».

Il Patronato cita quindi la figura di don Giuseppe Berardelli, morto il 16 marzo all’ospedale di Lovere, sacrificatosi per salvare la vita di un giovane che non conosceva, ricoverato nello stesso ospedale. Aveva infatti rinunciato al respiratore di cui aveva bisogno e che la sua comunità parrocchiale di Casnigo gli aveva acquistato. Un operatore sanitario, commosso aveva commentato: «don Giuseppe è morto da vero prete».

E, infine, di Carlo Zavaritt, il dottore che amava i bambini. «Laureato a Pavia nel 1966, pediatra e neuropsichiatra appassionato e disponibile, era sempre pronto a offrire prestazioni di alto livello per tutelare la salute dei piccoli e supportare i loro genitori - si legge -. Contraddistinto da simpatia contagiosa accoglieva piccoli e grandi col sorriso e aveva per tutti una parola buona. Molto legato alla città, non mancò di dedicarsi all’impegno politico prima con la giunta Galizzi nel 1990-95 e con il sindaco Bruni nel 2004. Negli ultimi anni, dopo lo tsunami nel Sudest asiatico, ha contribuito insieme alla moglie Fanny Honegger alla nascita di due orfanotrofi nello Sri Lanka».

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