La città post-Covid

Bergamo ha un problema: in viale Papa Giovanni crescono spaccio, senzatetto e... insofferenza

Tra giugno e luglio, intorno alla stazioni sono aumentati vandalismi e degrado. Gandi: «Presidio fisso di vigli, ma non è facile». L'allarme del nuovo Comitato Bergamo Centro

Bergamo ha un problema: in viale Papa Giovanni crescono spaccio, senzatetto e... insofferenza
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di Andrea Rossetti

Un gruppo di senza fissa dimora alle pensiline della stazione delle autolinee; un ragazzo che dorme su dei cartoni in viale Papa Giovanni; vetrine di negozi spaccate; un uomo che, in pieno giorno, fa pipì su una macchina. Sono alcune delle eloquenti immagini che raccontano un volto preoccupante di Bergamo. Sporcizia, vandalismo, degrado. Il tutto in pieno centro, in quella zona della città che comprende via Bonomelli, piazzale Marconi, via Maj, viale Papa Giovanni. Il problema c’è, è evidente. E anche il vicesindaco e assessore alla Sicurezza Sergio Gandi, pur affermando che «penso sia sbagliato parlare di degrado in centro», ammette che «servono interventi». Sì, ma quali?

È ciò che si chiede anche il Comitato Bergamo Centro, «movimento cittadino apolitico» nato a luglio con il preciso intento di «portare alla luce la mancanza di sicurezza, i bivacchi e lo spaccio nel centro di Bergamo». Martedì 8 settembre, a Palazzo Frizzoni, c’è stato un primo incontro tra Gandi e il presidente e il vicepresidente del Comitato, ovvero Gianmarco Passirani e Giuseppe Distaso. «È stato un incontro molto civile, proficuo - dice Distaso -. Abbiamo trovato un’Amministrazione pronta ad ascoltarci. Siamo commercianti, residenti, tassisti, persone che quella zona della città la vivono quotidianamente. Alcune difficoltà c’erano da tempo, ma tra giugno e luglio la situazione è peggiorata drasticamente».

Effettivamente, le cose si stanno facendo sempre più preoccupanti. Il numero di persone, per lo più di origini straniera, che stazionano durante il giorno tra la stazione e i propilei è aumentato notevolmente e lo si vede a occhio nudo (anche perché di statistiche al riguardo su cui fare affidamento non ce ne sono). Alcuni di loro, fino a prima del lockdown, riuscivano a lavoricchiare, a tirare su qualche euro (spesso con lavoretti in nero), ma la crisi, prima sanitaria e poi economica, li ha rimessi sulla strada. Le recenti inchieste della Procura sulla presunta associazione a delinquere nella gestione cittadina dei richiedenti asilo, poi, ha bloccato anche quei pochi canali legali di aiuto, con le realtà imprenditoriali del territorio che si sono fatte più restie a esporsi per dare una mano alle associazioni e agli enti di volontariato. Come se tutto questo non bastasse, i luoghi preposti all'accoglienza di queste persone, come ad esempio il Patronato San Vincenzo, hanno le mani legate non avendo più spazio a disposizione.

Con queste premesse, non stupisce scoprire come il fenomeno del piccolo spaccio abbia trovato nuova linfa. «Servono maggiori controlli», dice Distaso. Ma non è facile. Gandi spiega infatti che le “nuove” esigenze di ordine pubblico (controlli delle normative anti-Covid, attenzione all'utilizzo dei monopattini elettrici e, presto, la necessità di gestire il grande flusso di studenti che utilizzeranno i mezzi pubblici con la ripresa delle scuole) hanno per forza di cose tolto forze da altre attività, come quella legata al monitoraggio di alcune aree cittadine più a rischio, tra cui per l’appunto il centro. Presto dovrebbero arrivare venti nuovi agenti (causa pandemia, il bando lanciato a inizio anno era rimasto in stand by) e il desiderio del vicesindaco è quello di «organizzare un presidio fisso lungo viale Papa Giovanni». Una proposta che piace al Comitato Bergamo Centro, ma che non può essere la soluzione di tutti i problemi.

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