Finanza

Scricchiola l'asse degli azionisti di Ubi contrari all'offerta di Intesa: Lucchini lascia il patto bresciano

L'imprenditore di Lovere in disaccordo sulla gestione di questa fase. E circa l'Ops lanciata dall'istituto guidato da Messina dice: «È «un ottimo punto di partenza»

Scricchiola l'asse degli azionisti di Ubi contrari all'offerta di Intesa: Lucchini lascia il patto bresciano
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Scricchiola l'asse dei grandi azionisti di Ubi Banca che si oppongono all'offerta di acquisto (più precisamente l'Ops, l'Offerta di pubblico scambio) di Banca Intesa annunciata a metà febbraio e in via di definizione. Giuseppe Lucchini, titolare della Lucchini di Lovere e membro del Sindacato azionisti di Ubi, il patto che raggruppa principalmente i grandi azionisti bresciani della banca bergamasca-bresciana e che detiene l'8,4 per cento delle azioni dell'istituto, ha annunciato il 9 maggio l'addio al patto.

Una decisione che ha così motivato l'imprenditore a Il Sole 24 Ore: «Semplicemente non sono d’accordo su come il presidente del Sindacato sta gestendo questa delicata fase. Non si tratta ovviamente di un problema legato al mio ruolo di socio dell’istituto». Lucchini ha poi aggiunto di ritenere l'offerta di Intesa «un ottimo punto di partenza. Andrebbe forse valutata e discussa con gli imprenditori più interessati per farla diventare da ottimo starting point alla migliore in assoluto, tenuto conto anche del momento delicatissimo che tutti noi oggi stiamo vivendo». Per la prima volta, dunque, un socio storico di Ubi apre pubblicamente all'offerta di Intesa.

Finora, infatti, sia il Car-Comitato azionisti di riferimento (18,8 per cento delle azioni Ubi) sia il Patto dei Mille bergamasco (1,6 per cento) si erano opposti nettamente al progetto di acquisizione studiato da Carlo Messina. Il Sindacato azionisti di Ubi, invece, non ha mai dato una risposta ufficiale, ma è evidente che l'addio di Lucchini dal patto mostri delle nette divergenze interne al patto bresciano, che aprono "spiragli" positivi per Intesa, la quale finora pareva puntare soprattutto all'approvazione dei fondi di investimento internazionale che detengono quasi la metà delle azioni complessive di Ubi e dei piccoli azionisti.

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