Tirate le somme, non ci sono vaccini antinfluenzali per tutti. E siamo pure in ritardo
Nell’anno del Covid, quando tutti gli esperti sottolineano l’importanza della profilassi, in Lombardia mancano dosi anche per le fasce fragili
di Andrea Rossetti
Questo non sarà un autunno come gli altri. Il coronavirus ci ha costretti a cambiare le nostre abitudini sociali e, a maggior ragione, ci costringe a cambiare anche le nostre “abitudini sanitarie”. Dunque, se gli anni passati eravamo abituati a pensare al vaccino antinfluenzale come a qualcosa di non fondamentale, ora non è più così. Proteggerci dalla normale influenza è una forma di tutela verso noi stessi, ma anche verso gli altri, dato che più persone si vaccineranno, meno persone si ammaleranno e più facile sarà differenziare i casi di Covid da quelli di influenza. C’è solo un problema: non ci sono vaccini per tutti.
Approvvigionamenti in ritardo. A fine agosto, dopo l’ennesima richiesta di chiarimenti su come la Regione si stesse muovendo in termini di approvvigionamento di dosi vaccinali, l’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera diede una risposta alquanto stizzita: «Abbiamo già acquistato 2,4 milioni di dosi, l’ottanta per cento in più rispetto al 2019. Gli inutili e irresponsabili allarmismi generano solo confusione». A generare quegli «allarmismi» è stato Niccolò Carretta, consigliere regionale bergamasco di Azione, tra i primi ad aver sollevato la questione: «Si sta verificando ciò che temevo. Essendosi mossa in ritardo e con disorganizzazione, Regione sta ora rincorrendo il mercato. Il 7 settembre, Aria (società regionale, ndr) ha lanciato l’ottavo bando per l’acquisto di vaccini, una gara da quindici milioni di euro per 1,5 milioni di dosi. La base d’asta è dunque di dieci euro più Iva a dose, circa il doppio del normale. Non solo Regione è in ritardo, ma ora è anche costretta a pagare di più perché di vaccini in giro ce ne sono pochi».
Che ci sia un ritardo lo conferma anche Giovanni Petrosillo, presidente di Federfarma Bergamo: «Ci si fosse mossi prima, si sarebbe evitato “l’ingorgo” attuale. È da luglio che le aziende farmaceutiche ci dicono che quest’anno avrebbero faticato a sostenere la domanda di vaccini antinfluenzali. E noi lo avevamo fatto presente... Anche perché le aziende, com’è normale, si rivolgono anche al mercato estero. E altri Paesi ci hanno bagnato il naso».
I vaccini non bastano. Quando Gallera ha parlato di 2,4 milioni di dosi già acquistate, dice il vero. Il problema è che questo numero non copre nemmeno le cosiddette fasce protette della popolazione lombarda, come confermato dall’ultima analisi della Fondazione Gimbe, secondo la quale la Lombardia, al momento, non può assicurare la profilassi gratuita neppure al 75 per cento delle categorie a rischio (che sono gli over 60, e non più gli over 65 come gli anni passati, i bambini tra gli 0 e i 6 anni, le donne incinte e il personale sanitario). Per dire: delle 2,4 milioni di dosi attualmente acquistate, 1,8 milioni circa verranno destinate alla popolazione over 60, che però conta circa tre milioni di persone. Gallera, negli ultimi giorni, è tornato a dire che ulteriori dosi arriveranno. In ogni caso, la campagna non partirà prima di fine mese, come conferma anche Ats Bergamo.
Il problema dei vaccini nelle farmacie. «Personalmente, credo che alla fine si riuscirà a coprire le fasce protette - afferma Petrosillo -. Il problema sono i cittadini ordinari, quelli che vorrebbero vaccinarsi pagando di tasca propria. Per loro, i vaccini non ci sono». Federfarma è da settimane che chiede risposte: le farmacie hanno pochissimi vaccini a disposizione, molte meno dosi rispetto agli anni passati, in un anno in cui la domanda sarà invece decisamente più alta. Anche perché sono le stesse massime istituzioni sanitarie nazionali (l’Istituto superiore di sanità) e mondiali (l’Organizzazione mondiale della sanità) a consigliare caldamente il vaccino antinfluenzale anche per le fasce non protette.
Il Ministero della Salute aveva accolto le preoccupazioni di Federfarma chiedendo alle Regioni una disponibilità a “stornare” una percentuale dei loro acquisti per lasciarla sul mercato. Una disponibilità che, però, non tutte le Regioni sembrano disposte a dare. «Si parla dell’1,5 per cento degli acquisti effettuati - spiega Petrosillo -. Ma la verità è che poi ogni Regione fa quel che vuole. Per dire: l’Emilia Romagna ha già dato l’ok a destinare al mercato circa il tre per cento delle dosi acquistate. In Lombardia, invece, non si sa. Ma se anche accadesse, il taglio sarebbe insufficiente. La domanda è veramente alta quest’anno». Sul punto, Ats non nega il problema, ma spiega: «Come ha riferito l’assessore Gallera, l’obiettivo è vaccinare le categorie a rischio. È quindi una questione di priorità: prima si vaccineranno le categorie individuate dal Ministero, poi gli altri».