Carenza pure qui

A Bergamo non si trovano autisti, i sindacati: «Lunghissime ore e stipendi bassi»

In Bergamasca mancano sia per i bus che per i camion. La Filt-Cgil: «Troppo lavoro a fronte di stipendi sempre meno attrattivi»

A Bergamo non si trovano autisti, i sindacati: «Lunghissime ore e stipendi bassi»
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Non solo medici e personale nel settore turismo/ristorazione: a Bergamo mancano anche gli autisti, sia a bordo dei bus del trasporto pubblico locale che sui camion del trasporto merci. Due comparti diversi tra loro, ma che hanno una cosa in comune: «Lunghissime ore di impegno lavorativo a fronte di stipendi sempre meno attrattivi», commenta Marco Sala, segretario generale della Filt-Cgil di Bergamo. Una carenza che trova riscontro anche nelle recenti offerte di lavoro proposte da due delle più importanti aziende del tpl che operano in Bergamasca.

«Partiamo dal trasporto pubblico locale – prosegue Sala –: si chiede agli autisti dei bus del TPL di sostenere ‘nastri’ lavorativi lunghissimi, cioè di essere disponibili oltre 13 ore per effettuare un turno di 6 ore e 30 minuti, con lunghe soste fuori dalle proprie sedi lavorative, anche di 4 ore. Quindi si resta a disposizione ampia parte della giornata per uno stipendio che non supera i 1.100 euro mensili netti per i neo assunti».

Per i colleghi del trasporto merci impegnati nel settore privato le buste paga risultano più consistenti, ma con una serie di svantaggi in più. «La professione richiede giorni consecutivi di assenza da casa – sottolinea il segretario – notti passate sui mezzi, turni lunghissimi. Un tempo, le aziende trattenevano i lavoratori pagando parti di stipendio in nero, fuoribusta. Ora per fortuna questa pratica è rarissima, la riscontriamo solo occasionalmente. Il punto è che i salari non sono stati adeguati a sufficienza a fronte dell’impegno richiesto».

Insomma: le aziende, sia pubbliche che private, cercano autisti. Ma gli autisti non si trovano. Qual è la soluzione? Sala propone la sua: «Non deve stupire il fatto che i lavoratori a Bergamo risultino più orientati verso mestieri e professioni dove a fronte di uno stesso stipendio (di solito basso), invece che 13 ore o giornate intere, si resta impegnati 8 ore. Le aziende di trasporto, pubblico e privato, se ne facciano una ragione e agiscano di conseguenza: in una provincia come la nostra, occorre aumentare i salari oppure riorganizzare o gestire meglio (cioè ridurre) gli orari di lavoro».

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