«Siamo penalizzati»

Se con il Green Pass i ristoratori sono soddisfatti, Leolandia non lo è affatto

Il presidente Ira: perdite del 40 per cento per i parchi divertimento. Pesa il fatto che molti minorenni non sono ancora vaccinati

Se con il Green Pass i ristoratori sono soddisfatti, Leolandia non lo è affatto
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Se ristoranti e locali hanno registrato un esordio abbastanza positivo del Green pass, seppur con timori per l'autunno (e l'assenza di posti all'aperto), così non è stato per i parchi divertimenti, che dall'entrata in vigore della misura nella prima settimana di agosto ha registrato cali degli ingressi e perdite di fatturato. A pesare è soprattutto il fatto che molti minorenni sopra i 12 anni non siano ancora vaccinati, non perché i genitori siano contro ma perché la campagna per i più giovani è partita dopo.

«In agosto, mese clou del divertimento e delle vacanze, fatturavamo tra i 6 e i 7 milioni di euro, ora siamo sui 3,5, con una perdita sicura di 2,5 – ha spiegato Giuseppe Ira (foto in apertura), presidente di Leolandia e dell’Associazione parchi permanenti italiani, al Corriere della Sera Bergamo -. Le presenze, nel mese, sono passate dalle centomila a poco più di cinquantamila: nelle due settimane centrali di agosto, nel 2019 pre-Covid, si toccavano in media dodicimila ingressi al giorno, con punte di 18.600».

«Siamo penalizzati dal certificato verde, che non è obbligatorio per altre strutture della filiera turismo come campeggi, villaggi e spiagge - ha continuato Ira -. I ristoranti riescono a sopperire con i posti all’aperto, noi no».

Per venire incontro alle famiglie, Leolandia ha deciso di andar loro incontro con il «biglietto sicuro», ovvero un voucher da 20 euro spendibile all'interno del parco come forma di "rimborso" delle spese eventualmente sostenute per effettuare il tampone necessario per avere il Green pass. Un'idea venuta per arginare le "defezioni" di chi vorrebbe visitare Leolandia, ma poiché non ancora vaccinato non lo può fare: una situazione che già a inizio mese il presidente Ira aveva chiesto di evitare alzando l'età minima per l'obbligo del certificato verde a 18 anni, come fatto in Francia, invece che fissarla a 12 anni come da disposizione della legge italiana.

Nel 2020, il parco a tema bergamasco ha perso tra il 75 e l'80 per cento del fatturato e nel 2021 non c'è stato un miglioramento significativo: quest'anno il calo di fatturato rispetto al 2019 è stato pari al 60 per cento. Inoltre, se due anni fa c'erano 650 posti di lavoro garantiti dall'attività, attualmente ce ne sono 450, con dunque 200 persone lasciate a casa, lavoratori a chiamata la cui assunzione dipendeva dal numero di ingressi.

«Non venga in mente a nessuno di chiuderci - ha poi concluso Ira -. Chi si vaccina deve sentirsi tutelato, non limitato. La Danimarca abolirà tutte le restrizioni entro il 10 settembre, seguendo la linea tracciata dall’Inghilterra. Bisogna buttare il cuore oltre l’ostacolo».

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