Gandolfi presidente?

I giochi sono fatti: Pd e Lega si pigliano la Provincia (e il centrodestra è in frantumi)

Quattro liste, alleanze a geometria variabile e tanti nodi irrisolti. Tremaglia sconfessa Franco e Forza Italia finisce con l'area di centrosinistra

I giochi sono fatti: Pd e Lega si pigliano la Provincia (e il centrodestra è in frantumi)
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di Wainer Preda

Sarà ricordata come l’elezione delle contraddizioni. La tornata delle Provinciali di dicembre 2021 passerà alla storia per le storture politiche che l’hanno caratterizzata. Tanto che alcuni nodi sono già venuti al pettine e altri, è prevedibile, c’arriveranno presto.

Nei giorni scorsi sono state annunciate ufficialmente le liste in lizza. Sono quattro. Quella del Pd (Democratici e civici per la Bergamasca); quella di Lega e Fratelli d’Italia (Per Bergamo Responsabilità e Territorio); quella di Alessandro Sorte (Civici e moderati per Bergamo); e quella di Forza Italia e dei centristi del centrosinistra (Comuni Protagonisti - Provincia Sostenibile).

Stando ai punti ponderali, Lega e Pd, grazie all’accordo raggiunto, hanno già vinto. Pasquale Gandolfi sarà il presidente della Provincia. Al Carroccio, la vicepresidenza (si parla di Giuseppe Prevedini). A farne le spese però è stato il candidato in pectore della Lega, Juri Imeri, sacrificato sull’altare dell’intesa con il Partito Democratico. Detto per inciso, come vi avevamo anticipato sette giorni fa, Imeri non è entrato in lista. Gli hanno assegnato il ruolo di coordinatore della squadra, che svanirà il giorno stesso delle elezioni.

Per il sindaco di Treviglio, che ambiva a diventare il numero uno di via Tasso o in alternativa non disdegnava la corsa in Regione, ora si apre un periodo di incognite. Il suo peccato originale, riferiscono fonti interne, è di aver gonfiato il petto, in autonomia, per il successo di Treviglio. E di essersi spinto tanto avanti da impensierire qualche potenziale concorrente leghista, che pesca nel suo stesso bacino, pagandone alla fine lo scotto.

Situazione diversa nel Pd. I dem centrano l’obiettivo senza lasciar vittime sul campo. La tattica del “divide et impera”, nascosta nelle pieghe dell’accordo, si rivela vincente. Giocando d’anticipo la candidatura Gandolfi hanno sparigliato le carte. Ed è stato fin troppo facile. Il centrodestra si fida così poco di se stesso che, pur di anticipare fughe in avanti di una delle formazioni che lo compongono, ogni partito ha cercato un accordo preventivo e subitaneo con i dem. Risultato, la galassia di centrodestra si è sfaldata. In mille pezzi. In liste diverse. Il Pd ringrazia. Fermo restando che, per evitare guai in consiglio provinciale, Gandolfi dovrà allargare a partiti “cuscinetto” che gli garantiscano la sopravvivenza in caso d’imboscate leghiste.

La terza formazione che è riuscita a organizzare una lista tutta sua in Bergamasca è quella dei moderati di Alessandro Sorte. Il deputato di Brignano ha puntato sul presidente uscente Gianfranco Gafforelli. E su un “progetto civico puro” che guarda agli amministratori che non si riconoscono nei partiti. Una scelta precisa. Persino obbligata. Né Sorte né il collega Stefano Benigni al momento hanno un partito di riferimento. Il che però gli consente di misurare, sul campo, l’effettivo seguito personale in vista di scelte future. Sedici i candidati in lista. Uno, a quanto pare, in partenza.

Capitolo spinoso, Fratelli d’Italia. Il partito guidato dal neocoordinatore provinciale Andrea Tremaglia non è riuscito a formare una lista propria. Diversi amministratori che fanno capo al consigliere regionale new entry Paolo Franco, infatti, si sono detti indisponibili a correre sotto il simbolo di FdI. Di conseguenza, il partito è stato costretto a confluire nella lista a trazione leghista, che però sostiene il piddino Gandolfi. Bel cruccio per un uomo di destra come Tremaglia. Oltretutto sotto attacco della parte trevigliese del partito. Quella che proprio non ci sta a fare un favore ai dem, battuti alle Amministrative. E che gli rinfaccia che l’ex segretario provinciale Daniele Zucchinali per mesi aveva giurato, peraltro in coerenza, “mai col Pd” (anche se non escludeva una civica).

Non solo. In una dichiarazione al nostro giornale e a L’Eco di Bergamo, Tremaglia ha tenuto a precisare che il candidato FdI nella lista leghista è uno e uno solo, Demis Todeschini. Tradotto: non daremo voti agli altri due candidati, Alessandro Colletta e Omar Seghezzi, non iscritti a FdI ma pur sempre uomini di Paolo Franco. Una sottolineatura che sa tanto di sconfessione a Franco stesso. Sintomo di divergenza o di forte contrasto interno. (...)

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