Dalla Camera dei deputati

Il Governo stanzia i fondi per la frana sopra Tavernola, il Pd: «Ora tocca a Regione»

Le deputate bergamasche dem Elena Carnevali e Leyla Ciagà sottolineano: «Inserire il finanziamento della messa in sicurezza del territorio nella programmazione del Repertorio nazionale per la difesa del suolo»

Il Governo stanzia i fondi per la frana sopra Tavernola, il Pd: «Ora tocca a Regione»
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Le preoccupazioni e lo stato d’allerta (seppur minore rispetto a due mesi fa) riguardo ai movimenti franosi del versante orientale del monte Saresano, sopra Tavernola, sono arrivate all’attenzione della Camera. Oggi (venerdì 23 aprile) i sindaci del territorio sono stati ascoltati in audizione in Commissione congiunta Ambiente e Difesa e questa mattina in Aula le deputate del PD Elena Carnevali e Leyla Ciagà hanno presentato un’interpellanza urgente nel merito della vicenda.

«La risposta del Governo non si è fatta attendere – spiegano Carnevali e Ciagà – assicurando la disponibilità a inserire il finanziamento della messa in sicurezza del territorio nella programmazione del ReNDIS, ossia il Repertorio nazionale per la difesa del suolo».

Adesso, quindi, la palla passa a Regione Lombardia: per ottenere il finanziamento dovrà essere inviato al Ministero della Transizione Ecologica lo studio di fattibilità tecnica ed economica. «Se è vero che la situazione è costantemente monitorata da ben tre sistemi complementari messi in campo dalla società Italsacci, dalla Provincia e dal Comune di Tavernola ed è stato predisposto dalla Protezione civile un piano di emergenza – aggiungono le deputate -, ad oggi resta comunque uno stato definito di “attenzione”».

L’ipotesi tsunami

Con la ripresa della frana, lo scorso febbraio, si temeva che potesse verificarsi il peggiore degli scenari, ossia la caduta in blocco del materiale roccioso nel Lago d’Iseo che avrebbe potuto provocare secondo uno studio dell’Università Bicocca un’onda anomala alta fino a 7 metri.

Uno scenario che, per quanto improbabile, è comunque ancora possibile e che lascia in una situazione di grande preoccupazione e di profonda incertezza i sindaci e i residenti del Sebino. Per questa ragione era stato lanciato un appello alle istituzioni: un intervento definitivo di messa in sicurezza per garantire l'incolumità delle persone, la riqualificazione ambientale e la tenuta economica e turistica del Lago d’Iseo.

Nel cementificio stoccate circa 100 tonnellate di materiali nocivi

Legambiente ha posto l’accento anche su un’altra problematica: i possibili danni ambientali provocati da un eventuale sversamento dei materiali usati nel cementificio. Al momento risultano stoccate «56 tonnellate di soluzione ammoniacale – osserva Ciagà -, 30 tonnellate di additivi, 10 tonnellate di gasolio e mezza tonnellata di olio esausto, che l’eventuale caduta della frana potrebbe essere trascinare a valle, inquinando il lago».

«Oltretutto – prosegue la deputata - il cementificio non è mai stato sottoposto alla Valutazione d’impatto ambientale e la miniera di Ognoli, oggi chiusa, e quella di Ca’ Bianca, che lavora utilizzando esplosioni controllate ad una distanza di soli 500 metri dalla frana, si trovano in una zona soggetta a vincolo idrogeologico».

«È assolutamente necessario – concludono le deputate Elena Carnevali e Leyla Ciagà – il rafforzamento dei corpi tecnici, in particolare del sistema delle Agenzie regionali di protezione ambientale (Arpa) che sono parte integrante del Sistema nazionale di protezione ambientale. Quando, come nel caso specifico di Tavernola, al rischio industriale si somma il rischio ambientale è necessario un approccio integrato tra le istituzioni. Servono risorse adeguate e non ci si può affidare solo alla buona volontà dei Comuni. I sindaci del lago d’Iseo non vanno lasciati soli».

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