Sorrisi in città

Il piccolo bar all'incrocio tra via Pignolo e via San Giovanni compie un anno. E Corina festeggia

Rumena, da diciannove anni in Italia, ha aperto un locale proprio all'angolo tra le due strade del centro: «Qui mi sento a casa»

Il piccolo bar all'incrocio tra via Pignolo e via San Giovanni compie un anno. E Corina festeggia
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«Qui mi sento a casa, è una sensazione che mi fa lavorare con tanta passione, che mi fa aprire tutte le mattine il bar con gioia». Corina ha avviato il suo piccolo bar, La Coquette Caffè, in via Pignolo 55, all’incrocio con via San Giovanni, il 26 aprile di un anno fa. Venerdì prossimo, 13 maggio, festeggerà l'inaugurazione (sempre rimandata) con un aperitivo speciale, con musica e intrattenimento, dalle cinque in avanti. Ospite sarà Daniele Fiamma, il comico bergamasca che spopola sui social. Sarà un po' anche la festa di questa parte del borgo che nel piccolo caffè ha trovato un punto di riferimento.

«Sono partita piano, non mi conosceva nessuno. La gente passava davanti al bar e guardava dentro, incuriosita e io sorridevo e dicevo ciao. Nel giro di qualche giorno, qualcuno ha cominciato a entrare, i primi incassi erano di qualche decina di euro, non proprio un granché, ma bisognava avere pazienza». Corina è attenta ai rapporti con le persone, cerca di essere gentile con tutti. I volontari che tengono aperta la chiesa di San Bernardino, dove si trova il meraviglioso dipinto di Lorenzo Lotto, fanno riferimento al bar per qualsiasi evenienza. «Dobbiamo aiutarci» dice Corina Avirvarei, trentasei anni, da diciannove in Italia.

«Sono arrivata a Brescia diciannove anni fa. Il mio piano era quello di lavorare in Italia per due o tre anni e poi tornare in Romania per riprendere l’università. Con i soldi guadagnati mi sarei pagata gli studi; avevo superato l’esame di ammissione alla facoltà di Economia del Turismo, a Bucarest, ma la mia famiglia non era in grado di pagarmi la retta. Invece in Romania non ci sono più tornata, ho sempre lavorato in Bergamasca, in ristoranti, pizzerie, bar. Avevo il sogno di aprire un posto mio. Guardando in Internet ho notato questa offerta, l’affitto era moderato, sono venuta a vedere. Un giorno sono venuta qui insieme al titolare del bar del Tasso, dove ho lavorato, e ci siamo seduti sul muretto di fronte. A me piaceva molto questa botteguccia, lui mi ha confermato che era un buon posto e così ho deciso».

Corina ha lavorato in numerosi esercizi pubblici anche in città. Dice: «Appena prima del Covid avevamo aperto la Gelateria del Viale, ma è stata un’iniziativa sfortunata a causa della pandemia. È stato in quel momento che mi sono convinta a partire con qualcosa di mio».

Corina racconta della signora che tutti i giorni la salutava dal finestrino dell’automobile ferma al semaforo. «Io rispondevo, le sorridevo, fino a quando è venuta a piedi a bere il caffè. Siamo diventate amiche. La mia vicina mi ha adottata, va a farmi la spesa, tante persone passano anche soltanto per un saluto. Il mio è un bar soprattutto da colazione al mattino, sono attenta alle cose di qualità, ai dolcetti, alle brioche piuttosto che alle Madeleine, ma voglio crescere con gli aperitivi e con il pranzo, anche da asporto. Certo, non è facile, anche perché l’assunzione di un dipendente è veramente molto onerosa... Stiamo a vedere, intanto sono felice di questo primo anno, del risultato raggiunto, di questo senso di appartenenza a un posto che è fatto soprattutto di persone, anche se lontano dal mio Paese».

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