Alla stazione di Bergamo i parcheggi per le bici son pieni, la velostazione vuota. Che flop!
Due ruote sempre più utilizzate, ma pochi disposti a pagare. Il Comune corre ai ripari con sconti per Natale. E c'è bisogno di altre postazioni in piazzale Marconi
di Paolo Aresi
A che punto è la Bergamo ciclabile? Nella scorsa estate il Comune ha ampliato la “zona di rispetto” per le biciclette lungo le strade, cioè ha allargato la rete delle linee bianche tratteggiate a bordo carreggiata. Non si tratta di piste ciclabili, ma semplicemente di corsie ciclabili. Le auto o le moto possono anche invaderle in caso di necessità, tuttavia costituiscono comunque una garanzia in più di “visibilità” per i ciclisti, di “diritto di trovarsi sulla strada”. Un effetto psicologico, insomma, comunque utile.
Anche perché pure nella nostra città l’uso della bicicletta, muscolare o elettrica, si sta allargando, sebbene non siamo ancora nella hit parade dell’uso del velocipede che vede al primo posto la città di Padova (con 6.856 biciclette circolanti), quindi Pesaro (3.407 bici) e Bolzano (3.244 bici).
Torniamo a Bergamo. L’altra novità riguarda i cartelli stradali per le bici, collocati sui pali dei semafori e della segnaletica. I percorsi ciclabili sono indicati con una lettera dell’alfabeto, per esempio la M è la “linea” che conduce verso lo stadio e Monterosso; il cartello mostra la direzione e la distanza utilizzando spesso simboli, come i cerchi concentrici per indicare il centro città. Non si tratta di una segnaletica necessaria tanto per il ciclista bergamasco, che i percorsi li conosce, quanto per i visitatori, per i turisti. I cartelli per le bici sono utili anche perché i percorsi di chi pedala sono a volte diversi da quelli per le automobili.
Per esempio all’esterno di paesi e città: gli automobilisti vengono indirizzati verso tangenziali che compiono un largo giro intorno al centro urbano. Per i ciclisti è necessaria una segnaletica diversa che non li indirizzi sulle pericolose tangenziali, ma consenta loro di attraversare i centri storici, con vantaggio per chi pedala, ma anche per il paese (o città): il cicloturista può fermarsi a bere una Coca Cola o a comprare un panino, cosa che non dispiace a commercianti ed esercenti.
La segnaletica bicistradale è apparsa un po’ in tutti i crocicchi della città. Dice Claudia Ratti, ciclista doc, presidente dell’Aribi, Associazione per il rilancio della bicicletta, che a Bergamo opera dal 1981: «È una buona cosa, come una buona cosa sono le righe tratteggiate sulla destra delle carreggiate. Ma la vera rivoluzione che stiamo aspettando è quella delle zone 30: il limite dei trenta chilometri all’ora garantirà sicurezza a tutti, a ciclisti, pedoni, automobilisti. Sono d’accordo con il provvedimento voluto dal Comune di Bergamo».
«Penso che però bisognerà fare in modo che i limiti vengano rispettati, serviranno tutti gli accorgimenti utili, dai dossi artificiali ai rilevatori elettronici: fatta la norma, bisogna che sia rispettata. Se le zone 30 funzioneranno, allora diventerà persino superfluo pensare a nuove piste ciclabili o ciclopedonali».
Altro elemento di novità è la ciclostazione inaugurata in marzo accanto alla fontana di piazzale Marconi, davanti allo scalo ferroviario. Un luogo strategico. Il costo del “parcheggio” non è trascurabile: quaranta euro ogni quattro mesi, cioè 120 euro all’anno, il valore di una buona bicicletta di seconda mano. Ma (...)