I dati

Covid in Lombardia, Bergamo per la prima volta dopo mesi supera la soglia critica d'incidenza

Il 22 gennaio eravamo a 47 casi ogni centomila abitanti in sette giorni, oggi a 171, oltre la soglia regionale di circa 150. Tutte le province confinanti, però, sono messe peggio (con Brescia addirittura a 482 casi). Solo Sondrio sta meglio

Covid in Lombardia, Bergamo per la prima volta dopo mesi supera la soglia critica d'incidenza
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Si stringe il cerchio normativo attorno alle scuole. La nuova ondata di contagi, spinta soprattutto dalle varianti, sta facendo registrare anche in Bergamasca un picco di nuovi casi tra gli studenti (di ogni ordine e grado) e, in attesa che finalmente prenda il via la vaccinazione sul personale scolastico, il nuovo Governo Draghi, con il Dpcm appena firmato e in vigore dal prossimo 6 marzo al 6 aprile, ha deciso di tornare a prevedere la chiusura delle scuole nelle aree del Paese dove il virus preoccupa maggiormente.

Le nuove regole

In altre parole, istituti chiusi nelle zone rosse. Ma non solo. Il provvedimento, infatti, prevede la possibilità di chiudere le scuole anche laddove i governatori di Regione lo ritengano necessario, seppur in zona gialla o arancione. I fattori da considerare per questa scelta sono sostanzialmente tre: l'applicazione di misure più stringenti per determinati territori (come sta avvenendo in Lombardia in diversi Comuni e province, tra cui gli otto paesi bergamaschi del Sebino al confine con Brescia); l'eccezionale situazione di peggioramento del quadro epidemiologico; un'incidenza di settimanale di 250 casi ogni centomila abitanti.

Incidenza, Bergamo sopra la soglia critica

A differenza dell'Rt (che in Lombardia, come purtroppo c'era da aspettarsi, è tornato a salire vertiginosamente portandoci a un passo dalla zona rossa), che si basa su dati "vecchi" di circa dieci giorni, l'incidenza è invece un dato attuale, che fotografa la situazione del momento. Per questo il dottor Paolo Spada, medico dell’ospedale Humanitas di Rozzano e relatore della seguitissima pagina Facebook "Pillole di Ottimismo", da diverso tempo lo ha suggerito come uno dei parametri da prendere maggiormente in valutazione per decidere nuove chiusure locali o provinciali, e non più regionali.

Attualmente, Bergamo non si trova ancora a livelli d'incidenza così elevati come quello di 250 casi ogni centomila abitanti, ma per la prima volta dopo mesi anche la nostra provincia si trova al di sopra della soglia "d'allarme" regionale, che per la Lombardia è fissata attorno a 150 casi ogni centomila abitanti (viene calcolata in base alla disponibilità dei posti letto liberi, intesi come posti non occupati da pazienti Covid, in base alla popolazione): stando ai dati aggiornati al 2 marzo, siamo a 171 casi ogni centomila abitanti in sette giorni. Una crescita decisamente importante se si calcola che solamente due settimane fa (il 16 febbraio) l'incidenza nella Bergamasca era di 89 casi ogni centomila abitanti. Una settimana fa era invece salita a 112 casi ogni centomila abitanti. Poco più di un mese fa, il 22 gennaio per la precisione, Bergamo presentava numeri addirittura da zona bianca, con un'incidenza di "appena" 47 casi ogni centomila abitanti.

Bergamo sta meglio delle altre province

Questi dati sono la conferma (se fosse ancora necessario averne una) che il contagio ha ripreso a correre anche qui da noi, sebbene fortunatamente a ritmi minori rispetto che in altre zone d'Italia (l'Emilia-Romagna ha dati veramente preoccupanti) o anche solo lombarde. Se Brescia, purtroppo, non è più una novità e segna il nuovo "record" nazionale con un'incidenza settimanale di ben 482 casi ogni centomila abitanti, anche le altre province confinanti alla nostra stanno peggio: Lecco ha un'incidenza di 245 casi ogni centomila abitanti, Monza-Brianza 264, Milano 205, Cremona 226. Solo la provincia di Sondrio, con 134 casi ogni centomila abitanti, sta meglio.

L'evoluzione dell'incidenza

Su scala nazionale, Bergamo è attualmente al cinquantacinquesimo posto per incidenza, tre posizioni più su rispetto a sette giorni fa. Una crescita contenuta solamente dal peggioramento di tante altre province italiane, in primis quelle dell'Emilia-Romagna, che ha addirittura quattro province tra le prime dieci italiane più colpite (Rimini, Bologna, Forlì e Modena). Resta il fatto, come dimostra il grafico qui sopra, che l'incidenza nella nostra provincia cresce ormai da diverse settimane e, seppur a una velocità minore rispetto ad altre zone, siamo nuovamente costretti a parlare di situazione critica.

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