Gestione dell'emergenza

Regione stoppa l'erogazione di tamponi rapidi da parte di cliniche private (ma perché?)

Come accaduto mesi fa con i test sierologici, la Lombardia metto un freno questa volta ai test antigenici che danno risultati sulla positività in appena 15 minuti: alcuni centri erano già pronti a farli (al prezzo di 30 euro). Scandella (Pd): «Regione gestisca il sistema, ma li faccia eseguire»

Regione stoppa l'erogazione di tamponi rapidi da parte di cliniche private (ma perché?)
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Ricordate il pasticciaccio di Regione con i test sierologici? Bene, svariati mesi dopo la situazione sembra ripetersi. Solo che protagonisti sono, questa volta, i tamponi rapidi, quei test antigenici in grado di dare un responso sulla positività o meno di una persona in soli quindici minuti. La Regione, infatti, ha deciso di stoppare la loro erogazione negli ambulatori e nelle cliniche private, creando più di un malumore.

Attualmente, la Lombardia ha acquisito un lotto di 1,2 milioni di questi test e ha annunciato l'avvio imminente della sperimentazione degli stessi nelle scuole e nei pronto soccorso del milanese e della Brianza. In Bergamasca dovrebbero arrivarne 130mila per le scuole. Ma le richieste sono sempre più pressanti: questi tamponi rapidi sarebbero fondamentali per ridurre la pressione su Ats e Asst nelle richieste dei tamponi "classici" e soprattutto molto utili per alcuni settori particolarmente a rischio, come le Rsa e le Rsd. Per questo una loro liberalizzazione, pur con il rispetto ovvio di tutte le regole del caso, sarebbe importante. Ma, come avvenne con i test sierologici della DiaSorin qualche mese fa, anche questa volta la Lombardia ha deciso di mettere un freno, per certi versi inspiegabile.

I colleghi di PrimaSaronno hanno intervistato Luca Foresti, direttore del Centro Medico Sant’Agostino di Milano, istituto che era pronto a fare ben diecimila test rapidi al prezzo di trenta euro l'uno, un costo dunque non eccessivo: «Forse Regione vuole garantirsene l'esclusiva - ha commentato Foresti -. Ma adesso Milano si trova senza questa opportunità e non capiamo come le Regioni, invece di chiedere aiuto ai privati, preferiscano bloccare attività di questo tipo».

Una decisione che Jacopo Scandella, consigliere regionale bergamasco del Pd, spera che possa essere rivista dalla Regione: «Chiediamo alla Regione di avocare a sé la governance del sistema, regolare l’erogazione dei tamponi rapidi, fissare un prezzo di riferimento e l'obbligo per la struttura che li esegue di fare in caso di positività anche il test molecolare. Questo servirebbe a monitorare il territorio, fattore indispensabile al contenimento dell’epidemia. Ora è più che mai necessario diagnosticare i positivi il più in fretta possibile, soprattutto per le scuole, gli operatori sanitari e le Rsa. Ognuno deve conoscere il proprio stato di salute e responsabilmente, anche se asintomatico, isolarsi per evitare il propagarsi del virus».

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